![Volterra alabastro](https://www.girandotoscana.com/wp-content/uploads/2022/02/alabastro_cavalli-1024x760.jpg)
Volterra ed il suo alabastro, è una città d’arte, unica ed irripetibile, dove lo stesso paesaggio contribuisce ad esaltare l’alone di mistero, di solitudine e di romantica tristezza che la pervade. D’Annunzio, la definì città del vento e del macigno. E’ una città di pietra, perché di pietra sono le strade, di pietra sono le sue torri e i suoi palazzi e di pietra sono le sue mura austere. Tutto è fatto di una pietra giallo-grigia, il panchino, da cui spesso affiorano conchiglie di rara bellezza. L’artigianato di questo borgo si basa anche sull’alabastro, una pietra semi traslucida simile al marmo.
![Volterra alabastro](https://www.girandotoscana.com/wp-content/uploads/2022/02/volterra-alabastro-05-1024x525.jpg)
La provenienza del nome “alabastro” è egizia e forse deriva dalla città di Alabastron, celebre anticamente per la fabbricazione di vasetti e di anfore destinati a conservare i profumi. Esistono due varietà d’alabastro, quello orientale, composto di carbonato di calcio, e quello gessoso composto di solfato di calcio idrato.
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Booking.com![Volterra alabastro](https://www.girandotoscana.com/wp-content/uploads/2022/02/volterra-alabastro-03-1024x461.jpg)
Volterra alabastro – L’alabastro gessoso che è lavorato a Volterra, ed in particolare quello estratto dal sottosuolo di Castellina Marittima, si è formato nel periodo miocenico, in seguito ad un processo di sedimentazione e concentrazione del solfato di calcio contenuto nelle acque marine.
![Volterra alabastro](https://www.girandotoscana.com/wp-content/uploads/2022/02/volterra-alabastro-02-1024x862.jpg)
Si tratta di una pietra candida che, per la sua particolare morbidezza, si presta ad essere lavorata più facilmente del marmo. Questa pietra è più delicata e meno resistente agli agenti atmosferici. Quindi è più adatta a riprodurre in scala ridotta i motivi ornamentali ricchi di dettagli ed a ritrarre nei particolari il volto umano, secondo i canoni estetici dell’arte classica.
Volterra alabastro
![artigiano al lavoro](https://www.girandotoscana.com/wp-content/uploads/2022/02/alabastro_lavoratore-760x1024.jpg)
Gli Etruschi di Volterra usavano l’alabastro, per costruire sarcofaghi e urne cinerarie. Le urne venivano abbellite con ricche decorazioni raffiguranti l’immagine del defunto (i coperchi), o con scene di vita quotidiana. Continuando le decorazioni con immaginari viaggi nell’oltretomba, o episodi famosi della mitologia greca (l’urna). Gli Etruschi usavano solo l’alabastro più pregiato, quello privo d’impurità: lo coloravano superficialmente con sostanze minerali e certe volte lo ricoprivano di sottilissime lamine d’oro. Una delle maggiori raccolte di queste urne è custodita nel Museo Etrusco Guarnacci, altre si possono ammirare, nei musei del Louvre, del British Museum, del Museo Archeologico di Firenze, e del Museo del Vaticano.
![artigiano al lavoro](https://www.girandotoscana.com/wp-content/uploads/2022/02/Volterra-11.11.07-050-1024x768.jpg)
I pochi reperti in alabastro d’epoca medievale e rinascimentale testimoniano la totale decadenza in quel periodo dell’impiego di questo materiale. L’artigianato dell’alabastro comincia a rifiorire nel 1600 quando. Infatti furono realizzate opere esclusivamente artistiche, ampliando la lavorazione ad oggetti d’arredamento più commerciali.
![Volterra alabastro](https://www.girandotoscana.com/wp-content/uploads/2022/02/volterra-alabastro-04-1024x461.jpg)
Si può parlare però di vera rinascita, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, solo agli inizi del 1700. Infatti, grazie ad abili riproduttori di opere classiche, si cominciarono a produrre oggetti d’ottimo livello che fecero conoscere l’alabastro al mondo intero.
Approfondimenti letterari
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Alabastro Volterra dal settecento all’Art Deco. Questo volume frutto di attente ricerche, compie la prima ricognizione sugli stili e le tipologie dell’alabastro. All’ampio servizio fotografico, si aggiunge il racconto e i documenti dell’artigianato volterrano. L’autore, ci parla della fondazione dell’Officina Inghirami. Continuando a descrivere il recupero dell’antico periodo d’oro dell’Ottocento, alle crisi e alle fortune del Novecento. Indiscussa “capitale” dell’alabastro, Volterra ne condivide del tutto le sorti. La cittadina esporta il fascino sottile della sua tipica pietra. Fotografie di Raffaello Bencini.